DEMOCRAZIA A RISCHIO: LE ELEZIONI DELLE POTENZE MONDIALI NEL ’24

Bruno Musso – Genova 9.1.24

Dopo le lezioni del ’23 in Turchia avremo nel ’24 elezioni in Cina, Russia, U.E e U.S.A.; il risultato cinese e russo è scontato e consolida con la Turchia il fronte delle dittature; la U.E non presenterà grandi cambiamenti perché è un gigante economico ma un nano (per non dire un aborto) politico e varierà di poco rimanendo a rimorchio degli U.S.A.

La grande incognita è rappresentata dagli U.S.A. dove Biden ha impostato la campagna elettorale come una scelta netta fra democrazie e dittatura; si spera che vinca però non è scontato e il pessimismo della ragione guarda con paura a Trump. In questo caso la democrazia rischia di ritornare un bel sogno utopico, non realizzabile nella realtà. Facile immaginare le conseguenze, con la sconfitta dell’Ucraina e l’accensione di mille focolai e punti di scontro in Europa e nel mondo; ovunque piccole truppe mercenarie in grado di tenere in scacco l’economia globale – vedi Yemen.

Si valuta lo scontro negli U.S.A sulla base delle caratteristiche dei due contendenti, mentre la candidatura di Trump non rappresenta che il modo di manifestarsi di un diffuso malcontento; gli americani considerano, in parte correttamente, che il loro sistema istituzionale non assolve più al suo compito di servizio della collettività ed alimenta funzionari e burocrati in buona parte parassitari. Se questa fosse la democrazia, Trump avrebbe ragione a voler rompere tutto, eliminare gli spazi parassitari e ritornare all’origine in una libertà tipo antico West.

Questa fortunatamente non è la democrazia ma solo la sua degenerazione dovuta al mancato cambiamento imposto dal moderno salto tecnologico. Questo problema però nessuno lo affronta e i due contendenti si scontrano evidenziando la diversità delle loro posizioni: Biden rivendica la possibilità di difendere i valori dell’America democratica e Trump promette di eliminare il parassitismo e ridare libertà economica, occupazione e sviluppo.

 Mentono entrambi perché Biden non ha gli strumenti per raggiungere il nobile obbiettivo e Trump promette cose impossibili che non daranno la felicità all’America e apriranno invece drammatici scenari futuri. Il discorso di Trump, rivolto alla pancia della gente, è però più semplice, più comprensibile e per questo potrebbe vincere. Sono però entrambi solo le comparse di una tragedia che li depassa e che detta le regole del gioco.

Le democrazie utilizzano infatti un impianto istituzionale non più compatibile con l’attuale realtà, sopravvivono male, ma solo dove già esistono, e derivano verso le dittature. Anch’esse però sono incompatibili con l’attuale livello tecnologico; per reggere hanno bisogno di sempre maggiore violenza e sopravvivono solo dove già sono consolidate; se un dittatore cade un altro non lo sostituisce, ma si sgretola l’unità del Paese e subentra la guerra per bande, tutti conto tutti come è successo non solo in Libia.

L’unica possibile alternativa consiste nell’inserire nei nostri impianti istituzionali i nuovi strumenti oggi diventati necessari e non previsti dall’Illuminismo francese quando, 3 secoli fa, ha teorizzato la tripartizione dei poteri. Viceversa non si affronta il problema e si sceglie di condurre l’analisi politica solo sull’incapacità degli uomini coinvolti, che invece sono la conseguenza e non la causa della drammatica crisi. Troppi, come negli anni ’20 del ‘900, preferiscono non vedere e continuare il loro sonno tranquillizzante. Il risveglio, come nel ‘900, potrebbe essere drammatico.

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