FERMARE LA GUERRA IN UCRAINA

Bruno Musso – Genova 22.2.23

La guerra di aggressione in Ucraina continua, si profila di lunga durata e capace di portarci, per qualche fatale errore, oltre l’orlo dell’abisso. I due contenenti non possono però iniziare una trattativa perché entrambi vogliono tutto e dichiarare la disponibilità a trattare potrebbe essere visto come riconoscere di cedere e di aver torto; l’accordo sembrerebbe quindi impossibile.

Certo la posizione dell’Ucraina attaccata non è assimilabile a quella della Russia attaccante, ma l’obbiettivo è fermare la guerra, coscienti che la violenza può solo essere limitata e non eliminata. Una diversa realtà sarà possibile solo quando l’adeguamento dei nostri impianti democratici avrà reso le democrazie nuovamente vincenti.

Un primo significativo risultato comunque è già stato raggiunto dimostrando che il vantaggio tecnologico delle democrazie può ancora impedire la vittoria delle dittature. Davide può vincere Golia, nonostante i pesantissimi vincoli con cui combatte l’Ucraina che non può attaccare i territori russi coinvolti nella guerra e utilizza solo le armi che l’Occidente ha dismesso perché considerate obsolete. La costatazione dell’errore valutativo di Putin, dovrebbe rendere possibile un maggior equilibrio futuro.

Fatte queste premesse bisogna trovare un compromesso accettabile e solo l’Occidente ha i mezzi per farlo, perché i risultati dello scontro derivano da quantità, qualità di armi ed aiuti forniti; questa possibilità crea e legittima però l’obbligo di intervenire. Si potrebbe immaginare la costituzione di una Commissione comprendente gli Usa e la Ue, possibilmente allargata ad altri soggetti (forse Cina, Turchia, Onu, ecc.) in modo che sia più imparziale possibile, pur all’interno dei nostri valori fondamentali.

Questa commissione, dopo aver parlato con le parti, elaborerà una proposta senza vincitori e vinti, basata su un compromesso accettabile; ho letto un’ipotesi formulata da diplomatici italiani che mi sembrava abbastanza ragionevole. La Crimea rimaneva russa, i territori in contestazione dal ’14, diventate regioni autonome, vengono sottoposte a un referendum con controllo internazionale per decidere se passano sotto l’influenza ucraina o russa; sono previsti risarcimenti e protezioni all’Ucraina per danni di guerra, sviluppo e sicurezza futura.

La proposta, attentamente studiata e messa a punto, dovrà però essere definitiva non più trattabile, con rigidi tempi e modalità di esecuzione e rappresenterà la linea rossa per identificare chi effettivamente, impedisce di uscire da questa inaccettabile situazione.

Se l’ucraina non accetterà l’arbitrato sarà legittimo ridurre aiuti ed invio di armi; se invece sarà la Russia allora diventerà non solo legittimo ma obbligatorio aumentare l’uno e l’altro per superare l’orrore della guerra e la violenza sulla porta di casa. La nostra cultura non permette infatti di rimanere inerti senza intervenire di fronte a un vicino di casa forte che massacra uno più debole fino ad ucciderlo.

Sono convinto che questa è l’unica strada possibile per fermare il massacro lasciando ad entrambe le parti la possibilità di sostenere di non essere stati sconfitti e di essersi adeguati a una superiore volontà collettiva. La nostra vera vittoria, di cui dovremmo essere grati all’Ucraina, rimane comunque l’aver constatato che finora il gap tecnologico a nostro favore impedisce alle dittature di essere vincenti, e può garantire un possibile maggiore equilibrio futuro.

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